Turkana

La nostra esperienza in Turkana

La nostra esperienza in Turkana

Ft.: Mara Quintiliani ed Erika Scuor

Siamo partite senza conoscerci molto ma con qualcosa in comune: la voglia profonda di fare un’esperienza umana e lavorativa in Africa.
La nostra “fortuna” si chiama Dario, un fratello comboniano, friulano come noi, che opera da una trentina d’anni in questo Continente e che ha trascorso le ferie estive in Italia proprio nel periodo in cui ci siamo fermamente convinte di partire.
Dario ci ha descritto la realtà in cui opera, ci ha spiegato tutto ciò che dovevamo fare per passare un periodo in Turkana ed in particolare ci ha detto che qualche anno fa ha costruito un centro per bimbi disabili che è sprovvisto di una vera e propria figura riabilitativa.

Di comune accordo (e, soprattutto, ferie permettendo!) abbiamo deciso che un mese poteva essere sufficiente per “andare e vedere” come ci ha sempre detto Dario …e così abbiamo fatto. Armate delle nostre conoscenze e di ciò che il nostro Centro di Riabilitazione Infantile ci ha donato, il 31 ottobre abbiamo salutato l’Italia e siamo partite alla volta del Kenya.
Dopo due giorni di “assestamento” nella sede dei padri Comboniani a Nairobi siamo salite su un aereo monoelica alla volta di Lokichar, un villaggio, sede della Missione e del Centro per bambini disabili, nella desertica regione del Turkana.
Da lì è iniziata la nostra avventura umana e professionale…

Abbiamo conosciuto subito molte persone che ci hanno accompagnato in questo periodo e che non potremo mai dimenticare, in particolare suor Catherine, una donna energica e con un cuore enorme che gestisce il centro disabili, con la quale abbiamo lavorato a stretto contatto per tutto il periodo della nostra permanenza. Proprio lei ci ha presentate ai bambini ha spiegato loro quali fossero il nostro ruolo ed i nostri obiettivi e ci ha aiutate a reimpostare il piano d’intervento per le tre settimane a venire.

Al Centro ci sono diversi assistenti che seguono i bambini nelle necessità di base, due social workers, un operaio “tuttofare” e un tecnico ortopedico, Eileen, che, al momento si occupa anche di gestire la parte riabilitativa.

I bambini disabili che frequentano il centro sono 45 con un’età compresa tra i 3 e i 18 anni, con diverse patologie: PCI, dismetrie agli arti da cause pre-peri-post natali, piedi torti, problemi secondari alla malnutrizione, etc. I bambini frequentano il centro e la scuola adiacente per tre mesi e poi tornano un mese nei loro villaggi, per un totale di 9 mesi al centro e tre a casa.

Nel periodo della nostra permanenza, vissuta a stretto contatto con i bambini, ci siamo trovate a gestire problematiche delle più svariate e ci siamo calate nei panni di fisioterapiste, terapiste occupazionali, educatrici e addirittura infermiere.

Oltre al lavoro presso il centro ci è stata data la possibilità di seguire i due “social workers” nei villaggi vicini e lontani, il che ci ha aiutate a capire meglio le condizioni in cui questi bambini vivono e a farci calare un po’ di più nella loro realtà. Abbiamo dato consigli ai parenti (più spesso le nonne perché i genitori o non accettano questi figli o sono a lavorare) sulle modalità di gestione dei nipoti con molteplici problematiche ma non sempre è stato facile. La lingua è stato il primo scoglio: il nostro inglese non proprio dei migliori e la necessità di un interprete creavano spesso difficoltà nella spiegazione o incomprensioni… non è stato semplice, è vero, ma alla fine ce l’abbiamo fatta!
Una settimana prima della nostra partenza abbiamo accompagnato i bambini nei loro villaggi dove avrebbero trascorso le loro “vacanze natalizie”, ma il rientro, seppur programmato con le famiglie, per molti di loro è stato in piena solitudine, dato che nessun parente era lì ad accoglierli!
Gli ultimi giorni di permanenza sono stati dedicati alla valutazione di altri bambini provenienti dai villaggi vicini e alle lezioni per gli operatori del centro in merito all’approccio al bambino disabile, all’approfondimento delle diverse patologie e al chiarimento dei diversi metodi riabilitativi e degli obiettivi che si possono raggiungere. Il feedback è stato positivo e queste lezioni, che non avevano la pretesa di “cambiare” il loro metodo di lavoro, potranno essere uno spunto per lavorare con maggior attenzione evitando di dare per scontato aspetti che scontati non sono.

Il 30 novembre siamo salite sull’aereo che ci ha riportato in Patria, cariche della nuova esperienza, del ricordo delle persone che abbiamo conosciuto e dei loro insegnamenti, dei sorrisi e dell’affetto dei bambini, dei paesaggi incontaminati e, non ultimo, delle difficoltà e contraddizioni che questo fantastico paese porta con sé.

La serenità e la pace provate in questo mese ci sono rimaste nel cuore.
Grazie Lokichar e kwaheri (arrivederci)!

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