La mia Esperienza a Brazzaville
Ft.: Federica Biondi
La collega Federica Biondi dopo l’ esperienza in Angola ha lavorato alcuni mesi nella città di Brazzaville, in Congo. Durante la sua permanenza si è impegnata sia nel trattamento delle persone disabili che nella formazione e aggiornamento del personale locale. Purtroppo dopo quattro mesi la situazione politica è degenerata impedendo il proseguimento dell’attività intrapresa.
Sono tornata da circa 3 mesi da Brazzavile, la capitale della Repubblica del Congo ( ex Congo francese ) dove ho partecipato ,come Terapista della Riabilitazione , ad una missione umanitaria con HANDICAP INTERNATIONAL una O.N.G. franco/ belga che dall’81 opera per la cura , la riabilitazione e la promozione sociale delle persone disabili, rese tali dalla guerra, dalla miseria e dalle malattie .
HANDICAP INTERNATIONAL ha iniziato la sua attività sulla frontiera thailandese nei campi profughi cambogiani , dove ha organizzato strutture dedite alla rieducazione delle numerose vittime delle mine attraverso la produzione di protesi fabbricate con materiale povero (cuoio – legno ) facilmente reperibile nell’ambiente circostante .
Attualmente HANDICAP INTERNATIONAL opera direttamente in 32 paesi del sud e dell’est del mondo ed è membro fondatore della campagna per la messa al bando delle mine che ha portato alla recente retificazione del trattato di Ottawa dell’ 1 marzo u.s. e all’assegnazione , alla campagna stessa ,del premio Nobel per la pace 1997 .
Questa è stata per me la seconda esperienza, nel 96 avevo partecipato, sempre con la stessa O.N.G., ad una missione di sei mesi in Angola volta ad attivare e formare il personale dei laboratori ortopedici alla fabbricazione di protesi e la riabilitazione degli amputati vittime delle mine anti-uomo .
Nel luglio del 98 Brazzaville era appena uscita da un conflitto interno che aveva distrutto buona parte del centro della città , durato poco più di quattro mesi , al quale è succeduto un lungo periodo di saccheggi e di violenza messi in atto da alcuni gruppi armati che avevano sostenuto i pretendenti alla presidenza del paese .
In questo contesto gran parte della popolazione della città che durante I combattimenti era fuggita verso le campagne era tornata nelle proprie abitazioni e nei propri quartieri e lentamente stava cercando di riprendere la vita e le occupazioni di prima con quel poco che erano riusciti a salvare.
Obiettivo della missione era migliorare le presa in carico delle persone disabili di Brazzaville mediante una riqualificazione del personale delle strutture openanti sul territorio .
I due centri polio gestiti dalla CARITAS Brazzaville, dei quali mi sarei dovuta occupare , avevano da poco ripreso le attività, con lo scarso materiale scampato ai saccheggi e con il personale ed i malati che erano di recente tornati alle loro case .
A capo di ciascuno dei due centri vi erano due Terapisti della Riabilitazione: Suor Hélène e il signor Sita i quali effettuavano le accettazioni e le diagnosi dei malati , determinavano i piani di trattamento svolti poi dai “riabilitatori “: personale formato “sul campo” dai responsabili dei centri e che operava da tempo in quell’ambito.
La situazione mi parve subito complessa: da un lato vi erano Terapisti diplomati, che svolgevano compiti che (in Europa) sarebbero stati di competenza medica; dall’altra vi erano operatori con grande esperienza pratica non sempre consapevoli dei motivi per i quali venivano chiamati a svolgere determinati gesti terapeutici e dei meccanismi per i quali ottenessero dei risultati .
Nel primo periodo di osservazione ho potuto rilevare il tipo di utenza afferente ai centri e il tipo di risposta terapeutica di cui i centri stessi erano capaci, successivamente,insieme ai responsabili,è stato stilato un programma prioritario di formazione e di riciclaggio professionale, da svolgere nelle due mattine a settimana in cui i pazienti non erano soliti venire ai centri.
Le patologie più ricorrenti erano: la poliomielite, con pazienti al di sopra dei 10 – 15 anni di età (successivamente le vaccinazione di massa si sono rivelate realmente efficaci); paralisi post- ingezionale da uso ed abuso di quinimax (farmaco anti-malarico); malformazioni congenite (piede torto), malnutrizione (rachitismo), nonchè affezioni neurologiche come paralisi cerebrali infantili e traumi cerebrovascolari .
E’ iniziata così la bellisima avventura che mi ha portato ad insegnare nel modo più adattato e accessibile: l’anatomia, la fisiologia, la patologia, la cura e la riabilitazione ma ciò che soprattutto ho cercato di trasmettere è stata la passione per questo lavoro: l’accoglienza , il sostegno e la cura delle persone disabili .
Le rimanenti mattine, seguivo i diversi operatori nel loro lavoro quotidiano ed insieme a loro cercavo di applicare e verificare i diversi temi trattati durante le giornate di formazione, sempre attenta ad essere un aiuto che non si sostituisce nel rapporto quotidiano con i pazienti .
Abbiamo potuto così insieme determinare delle schede di osservazione dei pazienti e dei protocolli terapeutici per le patologie più ricorrenti e che necessitavano anche di protesi ed ortesi fabbricate dai tecnici ortopedici della CARITAS stessa o del centro statale Congolese seguiti dal mio collega canadese Danny, con il quale dividevo la responsabilità della missione .
Come quasi tutte le missioni di HANDICAP INTERNATIONAL si è cercato di integrare la formazione del personale di strutture locali esistenti, sia per quanto riguarda la riabilitazione che per la fabbricazione ed adattamento di ortesi, protesi ed ausili , supporti ortopedici essenziali alla promozione della maggiore autonomia auspicabile per il disabile, mediante la presenza contamporanea di un Terapista della Riabilitazione ed un Tecnico Ortopedico espatriati .
Molte sono state le difficoltà alle quali abbiamo dovuto far fronte durante la formazione quali il cercare di sostenere la motivazione del personale spesso preso da problemi reali di sopravvivenza, quali garantire il cibo e l’assistenza sanitaria ai propri familiari. Non è sempre facile adattare sia il metodo che il contenuto pedagogico all’auditorio , può apparire estranea una lezione partecipativa a persone abituate a lezioni magistrali “d’altri tempi “; ed è stato difficile per noi comprendere i dubbi che non sempre riuscivamo a chiarire con esempi lampanti per per noi e completamente estranei per altri. Ma tutto ciò ha reso l’avventura ancora più interessante e preziosa e ricca di stimoli sopratutto per me .
Durante questi quattro mesi sostenuti da ECHO, dipartimento della Unione Europea che finanzia interventi di urgenza, molte cose sono state fatte, molte altre sono ancora da fare, tra queste: strutturare con rigore il protocollo riabilitativo del paziente e la corretta stesura ed utilizzo della cartella clinica quale supporto alla presa in carico del paziente; gestire i registri dei centri per poterne estrapolare dati statistici attendibili necessari in seguito ai centri stessi ed al ministero della solidarietà nazionale che nella Republica del Congo è responsabile della cura della popolazione disabile .
Questa nuova sfida (oltre al portare avanti la formazione professionale) è stata affidata a Valerie la Terapista dellla Riabilitazione belga chiamata a sostituirmi per il progetto successivo che avrebbe dovuto essere finanziato da un altro dipartimento della Unione Europea .
Purtroppo dopo circa un mese dal mio ritorno in Italia tutti gli espatriati di HANDICAP INTERNATIONAL e delle altre O.N.G. che operavano a Brazzaville sono stati evacuati per motivi di sicurezza a causa di una ripresa del conflitto che ha visto teatro degli scontri proprio il quartiere dove noi risiedevamo e sede di uno dei centri polio della CARITAS .
Brazzaville era di nuovo in guerra e il quartiere di Bacongo accerchiato e scenario di saccheggi sistematici , dai quali non è stato risparmiato il nostro appartamento .
Sfortunatamente a seguito di questi nuovi venti di guerra e ad un diversa strategia di intervento dell’ Unione Europea l’azione umanitaria di HANDICAP INTERNATIONAL nella Republica del Congo non ha avuto seguito , le notizie che abbiamo ci pervengono dai nostri colleghi che operano nella vicina Kinshassa capitale della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) che nei momenti di calma hanno potuto attraversare il fiume Congo e verificare la situazione a Brazzaville .
Le attività sono riprese per ora solo nel centro polio sito in un quartiere lontano dal conflitto e nei due laboratori ortopedici che per fortuna non sono stati saccheggiati ; nei centri ortopedici grande è stato l’impiego di fondi per l’apporto di materiali (utensili e componenti ) per la fabbricazione di protesi ed ortesi .
E ‘ difficile per me immaginare l’attuale situazione di vita e di lavoro delle persone che ho conosciuto e con le quali ho collaborato a Brazzaville, probabilmente una parte del materiale terapeutico fatto costruire in loco con i fondi del progetto sarà andato perduto e forse anche parte dei supporti cartacei necessari ai nuovi protocolli terapautici adottati dai centri .
E’ sicuramente un rischio da tenere in considerazione quello dell’instabilita politoco-sociale di questi paesi così fragili ed esposti ai conflitti di potere ed interessi economici, nazionali ed internazionali .
Voglio credere che tutto quello che insieme ,gli operatori dei centri ed io ,abbiamo imparato per una migliore presa in carico dei piccoli bambini affetti da piede torto o con una paralisi post-ingezionale da quinimax non sia andato perduto , che il lavoro fatto con la testa e la coscienza professionale delle persone rimanga.